Verso i 150 anni della Comune
1870–1821: 150 anni della Comune visti dall’Italia
Mentre si avvicina il 150esimo della Comune di Parigi in Francia è nata Faisons vivre la Commune, associazione di intellettuali e militanti, librerie e compagnie teatrali, sindacati e partiti riuniti per preparare un anno di iniziative, dibattiti, concerti spettacoli e ricordare un evento che ha segnato non solo la storia della Francia, ma quella dell’Europa e del mondo. Il numero 6 di Actualité(s) de la Commune apre con un’intervista al nostro Piero Acquilino. Ne emerge, tra l’altro, un modo poco conosciuto di fare ricerca storica, la prosopografia.
Actualité(s) de la Commune, estate-autunno 2020
A Genova un gruppo di militanti lavora su un progetto di libro consacrato al centocinquantesimo anniversario della Comune. In agosto abbiamo incontrato Piero Acquilino, uno dei partecipanti. L’intervista che segue rende conto dello stato dei lavori del progetto.
Per cominciare, puoi presentarti velocemente?
Mi chiamo Piero Acquilino, ho 67 anni e ho militato per tutta la vita nel movimento trotskista. Sono stato un metalmeccanico, sindacalista e ho lavorato in grandi fabbriche, l’ultima delle quali sono i cantieri navali di Genova. Sono stato delegato sindacale, membro del comitato direttivo della FIOM CGIL di Genova e del Comitato Centrale della FIOM CGIL. Ora che sono in pensione faccio parte dell’Associazione Controcorrente e mi occupo di ricerca storica.
Per esempio di cosa ti occupi?
Per esempio, ho scritto un libro, con un compagno ungherese, sulla Repubblica dei Consigli del 1919 e ho partecipato a ricerche sul movimento operaio italiano e internazionale nell’ambito dell’ABMO, l’Archivio Biografico del Movimento Operaio, un’istituzione fondata nel 2012 dal partito Lotta Comunista. Questa organizzazione ha deciso di finanziare un centro di ricerca sulla storia di tutte le correnti del movimento operaio al fine di costituire una vasta base di dati per le nuove generazioni di militanti. L’ABMO ha un sito dove militanti e storici possono trovare migliaia di biografie del periodo 1848–1948. Inizialmente le ricerche erano incentrate sul movimento operaio italiano, ma nel tempo si sono estese a episodi significativi del movimento operaio internazionale. L’ABMO ha così pubblicato un dizionario biografico della III Internazionale, in un periodo che va dal primo al quarto congresso, al quale hanno partecipato circa 70 storici di tutti i paesi del mondo che hanno avuto sezioni dell’Internazionale e che raccoglie 1.411 biografie. Ha anche pubblicato il libro sulla rivoluzione ungherese che ho contribuito a scrivere, insieme a molti altri sullo sviluppo del movimento operaio italiano dalla sua nascita. I testi sono costruiti su uno schema un po’ diverso da quello di una ricerca storica che privilegia i congressi, i grandi dirigenti, ecc. Il nostro metodo è più legato alla prosopografia: elaboriamo ricerche su ogni militante di cui abbiamo notizia, per mettere in luce, su questa base, le caratteristiche generali del movimento, gli strati sociali, i passaggi politici tra generazioni, non solo tra i dirigenti, ma a livello della base militante. Per l’Italia, abbiamo in corso un grosso lavoro sulla nascita del Partito Comunista d’Italia, con 7.000 nomi, e circa 6.000 biografie, per un partito, che, nel periodo considerato, aveva tutt’al più alcune decine di migliaia di membri.
Parlaci del progetto dell’ABMO attorno al Comune
È il 150esimo anniversario della Comune. L’argomento è interessante in un paese come l’Italia dove l’evento non è ben noto, anche nel mondo militante. Cerchiamo di fare uno studio sui partecipanti alla Comune, secondo la nostra metodologia, con almeno duecento biografie, che evidenziano le origini sociali, i mestieri, i percorsi politici… Il lavoro è svolto su una cronologia molto precisa, non solo della Comune, poiché quest’ultima non può essere compresa se si parte solo dal 18 marzo, ma è un episodio che va inquadrato nel contesto della guerra franco-prussiana, del regime bonapartista, dell’unificazione tedesca e anche dell’unificazione italiana, poiché la guerra franco-prussiana ha fornito la possibilità di conquistare Roma, che fino ad allora era stata difesa da Napoleone III. C’è un contesto politico che Marx ed Engels hanno ben evidenziato. Aldilà dei loro scritti sull’aspetto interno della Comune — le misure prese, il primo tentativo di organizzare uno Stato operaio — è interessante il loro sguardo sul contesto esterno. Inizialmente, al momento dell’attacco alla Prussia da parte di Napoleone III, i comunardi erano favorevoli alla difesa della Germania, ma cambiarono atteggiamento quando la guerra difensiva da parte di un paese in via di unificazione si trasformò in guerra offensiva, con l’invasione della Francia e l’assedio di Parigi.
Tornando all’aspetto interno, è un episodio tanto breve quanto complesso. Le correnti politiche all’interno della Comune — blanquisti, comunalisti, proudhoniani, internazionalisti, neo giacobini, repubblicani — con alcuni che scelgono la Comune e altri Versailles, disegnano un paesaggio politico concentrato e complicato, difficile da capire per le nuove generazioni alle quali dobbiamo fornire strumenti d’interpretazione.
Se ho capito bene il progetto, ci sono cose che si trovano già altrove. Sull’aspetto biografico, c’è il dizionario di Bernard Noël, e naturalmente c’è il Maitron. Sull’aspetto cronologico si trovano già diverse cronologie, anche se incomplete e forse non sufficientemente integrate nel contesto internazionale. Credo che tu stesso, nel progetto, sia più centrato sulla cronologia. Ma su entrambi gli aspetti, ci puoi dire che cosa, secondo te, costituirebbe il valore aggiunto apportato dal progetto dell’ABMO?
Naturalmente abbiamo utilizzato il dizionario di Bernard Noël e il Maitron, che sono strumenti fondamentali. Ci serviamo delle banche dati, fornite dal Maitron o da altre fonti, ma lo facciamo secondo la nostra metodologia: nelle biografie individuali evidenziamo gli elementi che possono indicare tendenze politiche e sociali, ecc. È molto interessante sapere quanti operai, artigiani, maestri, hanno partecipato alla Comune, quali sono i diversi percorsi politici prima e dopo la sua fine, e se le persone sono diventate dei politici borghesi o sono rimasti nel campo della lotta di classe. Sono tutte informazioni che un semplice dizionario biografico non può fornire da solo. Scrivere biografie è necessario, ma è indispensabile confrontarle, mediante una sistematica analisi statistica, per avere un quadro generale dei fenomeni politici. Il dibattito politico nasconde spesso lo scontro sociale e non c’è una relazione meccanica tra il tuo essere sociale e la tua scelta politica.
L’obiettivo è quello di pubblicare il risultato del nostro lavoro all’inizio del 2021 in italiano, e forse in francese. Siamo molto interessati alle iniziative che si sviluppano a Parigi per il centocinquantenario, in particolare con les Amies et Amis de la Commune, con cui siamo già in contatto, e dal progetto condotto da Faisons Vivre la Commune e siamo disposti a partecipare a questi eventi e a presentare il nostro lavoro. In Italia il problema è diverso perché la percezione di questo avvenimento è più complicata e non è facile capire in che relazione è con ciò che succede nel nostro paese nello stesso periodo, anche se la Comune ha avuto un ruolo nei dibattiti politici di socialisti, anarchici e di tutta la sinistra italiana dell’epoca.
È proprio una domanda che ci siamo posti. Ci sono gli italiani della Comune, come ci sono i polacchi della Comune. Ci sono i garibaldini come La Cecilia, ecc. Ma la questione è quella delle tracce che la Comune ha lasciato nel movimento operaio italiano. Dopo tutto, Torino, che è forse la culla del movimento operaio italiano, non è lontana da Grenoble e Lione.
I ritmi politici nell’Italia dell’epoca sono diversi da quelli francesi. Siamo in pieno processo di unificazione nazionale, e il dibattito è egemonizzato dai dirigenti borghesi del Risorgimento. Certamente, come ho detto in precedenza, si discute della Comune anche nel movimento operaio, ma ciò non suscita nessun movimento popolare. Ciò nonostante questo avvenimento allarga, già nel 1871, le divergenze tra la direzione borghese risorgimentale, rappresentata da Mazzini, e le prime associazioni operaie ancora influenzate dai mazziniani. È un processo chiarificatore che allontana da Mazzini la componente operaia del Risorgimento e la spinge verso l’internazionalismo, anche se, in maggioranza, di tendenza anarchica. Diversi italiani partecipano agli avvenimenti del 1871 — Garibaldi combatte nella guerra e suo figlio fa parte della Comune — ma l’espansione al di fuori delle frontiere francesi è frenata dalle caratteristiche stesse dell’evento, molto caratterizzato da questioni interne: la difesa nazionale dall’invasione prussiana, l’assedio di Parigi, la questione dei cannoni, ecc. Tuttavia, anche all’epoca, la Comune ebbe un’eco internazionale. Così, nel lavoro che abbiamo fatto sull’Ungheria, ci siamo resi conto dell’importanza determinante di Léo Frankel, l’ex delegato al Lavoro e allo Scambio della Comune, nella costruzione del movimento operaio ungherese. Léo Frankel è certamente uno degli uomini più legati all’Internazionale ed è la dimostrazione che l’esperienza internazionalista della Comune ha avuto ripercussioni anche in un paese molto lontano dal punto di vista geografico (per l’epoca) e storico, e con una struttura sociale molto diversa.
La Comune oggi. In Francia, nelle lotte sociali, si nota che parole d’ordine, rivendicazioni, modi di espressione si riferiscono direttamente al periodo della Comune. Si nota anche una filiazione, non sempre esplicita, nelle forme di lotta e gli obiettivi visualizzati da molti movimenti, ad esempio i Gilet Gialli o ZAD. Si nota questa pregnanza e questa attualità della Comune. Il nostro bollettino si chiama Actualité(s) de la Commune, e non è un caso. Cosa puoi dire a riguardo?
In Italia la situazione è diversa. Non ci sono grandi lotte, o se ci sono lotte, sono difensive, molto difensive. Non ci sono movimenti generali, come quello in difesa delle pensioni in Francia. Inoltre la Comune è meno conosciuta. Lo è solo dai militanti, e talvolta in modo sommario. È quindi difficile rispondere alla tua domanda.
Riformulo la domanda. Cosa pensi che sia stata la Comune?
Per me è un episodio fondamentale della storia del movimento operaio. Ciò che Marx ed Engels hanno evidenziato rimane fondamentale. È il primo tentativo, la prima esperienza diretta di costruzione di una diversa società. È la prova che costruire un mondo nuovo non è una questione astratta, ma un reale movimento storico, e questa è un’eredità per il movimento operaio. E c’è un’altra eredità: la Comune ci insegna che occorre battersi, anche in condizioni non rivoluzionarie, per fare in modo che la classe operaia abbia le migliori condizioni possibili di sviluppo della sua organizzazione, delle sue lotte. Per la Comune, la speranza di vittoria era quasi nulla. Anche se ci sono stati tentativi in altre città della Francia, la Comune ha essenzialmente cercato di difendere il suo spazio politico. L’esercito della Comune era più numeroso di quello di Thiers, ma la Comune non ha avuto una strategia di conquista, non ha cercato di attaccare Versailles, non ha preso la Banca di Francia, non era la strategia di qualcuno che dice ‘Prenderò il potere’. L’hanno preso a Parigi perché le condizioni non lasciavano loro scelta.
C’è un problema storico-politico, che posso solo accennare in un’intervista, ma che credo sia di grande importanza e che spero emerga nelle discussioni per il 150esimo anniversario. Riguarda l’atteggiamento di Marx nei confronti della Comune. Nel III indirizzo dell’Internazionale, scritto alla fine di maggio 1871 e meglio conosciuto come ‘La guerra civile in Francia’, Marx si schiera senza ambiguità con i parigini nel loro assalto al cielo, ma nel II indirizzo, del settembre precedente, li consigliava di approfittare della conquista della repubblica per costruire la loro organizzazione di classe, senza lasciarsi ingannare dai ricordi del 1792. Per lui, la sconfitta di Bonaparte, aprendo la strada alla repubblica in Francia e all’unificazione nazionale in Germania e in Italia, creava il terreno favorevole alla formazione di tre grandi movimenti operai. Una prospettiva strategica che anche il gruppo minoritario di aderenti alla Federazione parigina dell’Internazionale non comprese e che è costato molto caro al movimento operaio francese, anche se in seguito ha saputo rialzarsi.
Ultima domanda. Siamo nell’agosto del 2020. Marzo 2021, è domani. A che punto siete con il progetto, siete pronti a pubblicare il libro?
È un lavoro collettivo e militante che dovrebbe uscire all’inizio del 2021. È necessario, ed è possibile perché lavoriamo da più di un anno e siamo già a buon punto.
Trovo molto importante che in Francia il centocinquantenario abbia risvegliato questo interesse. Mi ricordo del centenario. Allora eravamo nel bel mezzo del movimento degli anni ’70, avevo 18 anni all’epoca, e ricordo i compagni che partivano a Parigi per le manifestazioni del centenario. Ne discutemmo molto. Ma era un mondo molto diverso da quello di oggi.
È molto positivo che oggi ci siano persone che vogliono far rivivere la Comune, perché non bisogna perdere la sua memoria, o, peggio, lasciarla agli avversari. Perché Versailles è ancora là…